giovedì 29 ottobre 2015

Il bosco che diventa lago

I volontari si sono dedicati a lavori di pulizia lungo il canale secondario del Villoresi che divide la la via Caloggio dall'oasi.



Come sempre la giornata di lavoro è stata una buona occasione per fare il punto sulla situazione e per dare un'occhiata alle novità.

L'ex invaso


Di solito uno stagno nel tempo si trasforma in un bosco. All'ex invaso, con la risalita della falda come mai si era verificato dal 1961, sta succedendo il contrario. Le robine a mollo sono già morte e il luogo si sta ripopolando. Come? É tutto da scoprire.

Il luogo, completamente isolato e inaccessibile, non è facile da osservare per la fitta vegetazione che lo circonda. 

Cliccare per ingrandire la panoramica ottenuta dall'unione di più foto






Taglio del bosco


Lungo la via Caloggio e sull'argine del Cavo Litta è in corso un taglio di robinie, organizzato dal Parco. Alcune di queste erano morte e altre sofferenti.  Probabilmente saranno sostituite con altre specie autoctone ed ecologicamente più pregiate. Vedremo come si evolverà la situazione.

Questa zona, finora poco accessibile, apre qualche bella vista sul fontanile. Speriamo che anche il sottobosco, finora molto ombroso, se ne giovi. 

Le foto si susseguono da sud a nord. 





  

Sezione di un tronco di robinia
completamente avvolto dall'edera



Non molto distante dal cancello di accesso alla zona delle risorgive sono state collocati un paio di covatoi.




In questa sezione di tronco è possibile contare con buona approssimazione
gli anelli di accrescimento che corripondono all'età della pianta. 

Il Cavo Litta


Grazie al taglio del bosco è ora possibile scendere sulla riva sinistra del Cavo Litta per qualche foto insolita. Le foglie sparse sull'acqua ci ricordano che siamo in autunno. Per la verità la zona non ha ancora l'aspetto pienamente autunnale. La maggior parte delle foglie sono ancora sulle piante e ancora verdi. 




Questa è una vista più scontata, dalla testa del fontanile.

Piccoli alberi crescono


Questo blog dedica particolare attenzione agli alberi e agli arbusti del Caloggio, come da titolo. 
Registriamo qualche bagolaro (Celtis australis senza foto) e un acero riccio già visti, che crescono e stanno bene. L'acero riccio è unico. Qui invece sono presenti vari aceri di monte e molti aceri campestri. Entrambe queste specie si riproducono spontaneamente.

La novità è costituita da alcuni piccoli noci (Juglans regia). Quello  presso il prato della panchina non è più l'unico rappresentante della sua specie.  Questi, come del resto i precedenti (bagolari e acero riccio), non sono stati piantati. Potrebbero essere nati da noci (frutto) perso in volo da qualche uccello. Altre ipotesi?

Noce (Juglans regia)

Noce

Acero riccio

L'acero riccio (Acer platanoides) non è incluso nella lista delle specie del Caloggio essendo un esemplare isolato... per ora.
Per saperne di più vedi: http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/mod_viewtopic.php?t=446

giovedì 8 ottobre 2015

A ben cercare...

Un giro al Caloggio è sempre piacevole, ma verrebbe da dire che in questa stagione di inizio autunno non ci sia nulla di particolare da vedere, a parte il verde e la tranquillità che dominano ovunque nel bosco.

Ma a ben cercare...


L'avvenimento più eclatante nei dintorni è EXPO 2015 che questo mese, il 31 ottobre, chiuderà i battenti.

Ecco, poco a nord dell'oasi, il canale che porta l'acqua al sito espositivo. É il terziario del Villoresi di Garbagnate, appositamente allargato da una cinquantina di centimetri a due metri. Quale sarà l'aspetto definitivo? Che ne sarà delle vie d'acqua? Per ora vediamo piantumazioni sulla destra e un percorso sterrato sulla sinistra.

Alla fine e all'inizio dell'oasi due striscioni richiamano l'EXPO. Anche il WWF ha detto la sua.

Il canale secondario, visto dal ponticello d'ingresso, delimita l'oasi.
Sulla sinistra un segno dell'EXPO che presto chiuderà.
Non lontano da qui un altro confine dell'oasi è segnato dal torrente Nirone. Oggi ha le acqua pulitissime. Defluisce verso Milano per vie chissà quante volte cambiate nel corso di due millenni. Alcuni affermano che si tratti dello stesso Nirone su cui  è sorta Milano.



I torrenti che scendono da nord verso la città, che un tempo costituivano una risorsa indispensabile, ora sono soprattutto un problema. Costretti dall'edificazione e intubati, nella stagione delle piogge, esondano a ripetizione.

Basta fare due passi verso nord oltre l'oasi per vedere i lavori di allargamento del canale scolmatore del Seveso.




Un'altra novità di quest'anno, registrata nei pressi dell'oasi, è la risalita dell'acqua di falda fino a rimpinguare le risorgive che erano a secco dal 1961. Non si sa se il fenomeno sia definitivo e se connesso alla deindustrializzazione. Guarda caso L'EXPO sorge su un'area dove, proprio in quegli anni, quelli del boom, si era insediata una raffineria.

Ma torniamo per un giro nella nostra oasi.  Qualcosa da vedere, a ben cercare, c'è anche qui.

Via Caloggio


Le foglie rosse sono delle fitolacca (Phytolacca americana)

Entrando nell'oasi


Fra le farnie, i sambuchi, gli aceri e i ciliegi, si vede solo
qualche foglia gialla. Meno ancora quelle a terra.


L'accesso alla radura è sbarrato da un pado (Prunus padus) ripiegato.
É uno dei pochi rimastidi quelli che costeggiavano il sentiero per la
radura sulla destra. Il pado qui non sembra particolarmente resistente. 

Le fronde di una robinia presso lo stagnetto sono avvolte da questo
rampicante. Cosa sarà mai?

Dritti davanti al ponticello

Torniamo all'ingresso dell'oasi e riprendiamo il sentiero lungo il Nirone.


Il verde domina incontrastato. Pochi i segni dell'autunno. Qualche anno fa le
chiome delle robinie si accendevano del rosso della vite del Canadà.
Costeggiamo il bosco nuovo su che è sulla sinistra. Il fogliame è ancora fitto e verdeggiante.

Il bosco vecchio 

In fondo al sentiero la stradina gira a sinistra e si immerge nel bosco vecchio. Qui l'acero di monte più alto dell'oasi faceva da sentinella ma era sofferente. Ora è stato tagliato. In compenso sono spuntati diversi piccoli aceri della stessa specie, oltre a numerosi polloni.


Un piccolo acero di monte (Acer pseudoplatanus),
nato spontaneamente
   

La grande farnia
Dicevamo che a ben cercare...
Qui assistiamo a un fatto curioso. Un tronco di quercia che giace a terra fin da oltre 20 anni non si è ancora decomposto. In una fenditura però...


... fanno capolino una famigliola di funghetti. Altri invece sporgono dal legno ritti verso l'alto. Non sappiamo di che specie siano. Ce lo diranno forse gli esperti. Sono fra i primi funghi visti all'oasi. Ricordiamo che qui è vietato raccogliere qualunque cosa.  





I castagni (Castanea sativa) hanno sofferto molto negli anni scorsi per il
cinipide, una piccola vespa che rovina le foglie, specialmente nell'oasi quelle
sui rami bassi. Si direbbe che la situazione stia migliorando.

Usciti dall'oasi siamo nel cosiddetto prato umido


Nessuna traccia ancora dei colori autunnali, ma probabilmente per poco.


Il cappello del prete (Euonymus europaeus) ha la bacche rosse.
Presto lo saranno anche le foglie

Qualche foglia del cappello del prete è già rossa.
Questa ospita una cimice. 

Lungo il sentiero dei biancospini

Proseguendo verso il sentiero delle sette cascate il lungo filare di biancospini ha numerose bacche. Ma la sorpresa è data da un vecchio pioppo morto da tempo ed ora schiantato al suolo.

Difficile dire se quelli lungo il Nirone siano pioppi neri o ibridi. Nell'incertezza li
identifichiamo come Populus sp.





Oltre lo scolmatore

Abbiamo già visto i lavori in corso. Notiamo un bel cespuglio di settembrini (?), visitati da un imenottero.



Sulla strada del ritorno

Passiamo dal prato della panchina


Qui ci sono bacche sullo spino cervino (Ramnus cathartica) e sulla rosa gallica


Fine della passeggiata

Il sentiero ci riporta all'ingresso dell'oasi